Ospite della rubrica di Elle Decor dedicata alle novità editoriali, un romanzo che diverte e commuove, dove la casa è teatro dell'assurdo
Cosa succede se una moglie - innamorata follemente da quindici anni, giura, come e più del primo giorno - trascorre la propria vita non a godere di un buon rapporto coniugale, ma cercando indizi del disamore della sua non-così-dolce-metà? Mio marito di Maud Ventura (Sem) è un inatteso, sorprendente, delizioso Delitto e castigo ipermoderno, che va in scena all'interno di una casa apparentemente come tante altre: lui professionista di successo, bello e carismatico; lei, affascinante ma insicura insegnante di inglese in un liceo parigino, intenta a compilare in segreto dettagliatissimi quaderni con le mancanze di lui e le punizioni che gli darà, in un perfetto sfoggio di sottile sadismo - poco importa che dette punizioni passino inosservate, quel che conta è che lei le possa concepire.
Per esempio, scrive la protagonista, il fatto che lui guardi «a lungo o ripetutamente il cellulare sul divano del soggiorno mentre gli sto accanto (anche se il televisore è acceso)» comporta «non rispondere al telefono la prossima volta che mi chiamerà (richiamarlo solo dopo almeno due chiamate perse)». Personalità meticolosa e ossessiva, la donna divide la settimana in giorni, a ciascuno dei quali è attribuito un colore: "Il lunedì è sempre stato il mio giorno preferito. A volte si riveste di un blu scuro e reale: blu navy, blu notte, blu egiziano o blu zaffiro. Ma il più delle volte il lunedì prende le sembianze di un blu pratico, economico e stimolante, simile al colore delle penne Bic, dei raccoglitori dei miei studenti e dei vestiti semplici che vanno bene con tutto. Il lunedì è anche il giorno delle etichette, dei buoni propositi e dei contenitori. Il giorno delle scelte giudiziose e delle decisioni ragionevoli".
L'autrice Maud Ventura, brillante 29enne che per un grande gruppo radiofonico parigino si occupa di podcast in cui esplora la complessità del sentimento d’amore, ha raccontato di aver scritto questo libro "stufa dei libri e dei film che parlano solo di amori a prima vista senza poi far vedere cosa accade nel tempo. È questa la fase più interessante: gli amori duraturi dovrebbero basarsi su comunicazione, rispetto. E tenerezza". Non esattamente quel che accade tra i protagonisti del romanzo: lei che fa della sua devozione un manifesto ("Mio marito non ha più un nome, è mio marito, mi appartiene"), lui che la tiene a distanza razionando con attenzione amore e cibo: "Riesco a quantificare il suo amore ogni domenica quando torna dal mercato in base all’importo dello scontrino abbandonato sul fondo della sporta. In frigo: verdure e carne, tapenade del venditore di olive, un’insalata di pompelmi e polpa di granchio della trattoria, formaggio in abbondanza. Questa cucina stracolma mi fa battere il cuore". E mentre le settimane scorrono in un alternarsi di cromie - giovedì è il giallo, martedì è il nero, la stessa mostra di David Hockney vista in un giorno blu è diversa che in un giorno verde - sullo sfondo restano gli incolpevoli figli, due bambini, abituati a non dare fastidio e a non interferire con il dipanarsi della storia. Che somiglia sempre più a una follia a due: "Come ogni lunedì mio marito va in piscina dopo il lavoro. E come ogni lunedì io cucino con più nervosismo delle altre sere. Sono agitata, non ho pazienza con i bambini, mi taglio preparando gli antipasti, faccio cuocere troppo la carne. Quando mio marito non c’è, la casa sembra un piano con la sordina abbassata: il suono esce ovattato, la nostra vita famigliare perde di variazioni e d’intensità. È come se ci avessero messo un coperchio gigante sul tetto".
D'altro canto, oltre ai figli beneducati e gradevoli, la casa stessa dà mostra di sé in funzione di un apparente idillio: "Dalla strada la nostra casa sembra un negozio di souvenir che brilla nell’oscurità: è lo spettacolo accogliente che deve trovare mio marito al suo ritorno". Come nei migliori thriller, le prime crepe non tardano a spuntare qua e là. Il senso di gioiosa aspettativa muta e si trasforma in ossessione. "Con le gambe incrociate con noncuranza sotto di me, il libro aperto a caso, incapace di leggere una sola riga, e una tazza di tè bollente a portata di mano, aspetto mio marito. La luce del soggiorno è troppo aggressiva; accendo una lampada e due candele, e mi rimetto subito nella stessa posizione. Da questo punto del divano la porta si riflette nello specchio grande dell’ingresso. Aspetto il momento in cui la maniglia, finalmente, s’inclinerà". Tutti i luoghi sono funzionali agli incontri con Lui: il ristorante, il circolo di tennis, il vialetto che separa il 'fuori' dal 'dentro'. "Mio marito è puntuale. I fari dell’auto che illuminano a sprazzi la casa annunciano il suo arrivo. Lo sportello sbatte in strada (è il primo vero segnale del suo ritorno). La cassetta della posta si apre e si richiude con un suono metallico (secondo segnale). Infine il rumore della chiave nella toppa (ultimo segnale, terzo colpo battuto sul palco del teatro prima che si alzi il sipario). 3, 2, 1. Fine delle mie conversazioni interiori. Incontrollabili, rimangono solo i battiti del mio cuore. La porta di casa si apre. La serata può cominciare".
Al solito, tutto dipende dal modo in cui leggiamo gli eventi. La scena descritta poco sopra prefigura un incontro gioioso o una tragica partita di scherma? Questo libro è una commedia o un thriller? Stabilite le colpe del marito e le pene della moglie, cosa potrebbe accadere a questa coppia che solo dall'esterno è perfetta? L’amore è necessariamente doloroso? "Serve un giusto equilibrio tra i momenti di tensione e la gioia immensa di vedersi", ha spiegato l'autrice. Impossibile non empatizzare: qualunque sia la nostra storia personale, le fatiche amorose abitano ciascuno di noi. Proprio come questo libro racconta, con sincerità disarmante.